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Mindfulness

Cos’è la Mindfulness ?

 

Non è semplice offrire una definizione univoca di mindfulness al pubblico, definirla solamente come pratica di consapevolezza sarebbe oltremodo riduttivo, la sua origine è antica (oltre 2500 anni), profondamente radicata nella cultura e filosofia Buddista e incorpora tutto ciò che è orientato alla contemplazione dell’essere umano e del mondo. Si potrebbe ipotizzare una radice comune della mindfulness proprio nei discorsi del Buddah “Anapanasati Sutra” e “Satipathana Sutra”, tuttavia è un costrutto che si è ampiamente ramificato, il suo carattere è universale, si può infatti rintracciare nella tradizione cinese, vietnamita, della Mongolia o in Tibet e negli ultimi 50 anni anche nel mondo occidentale.

 

Potremo quindi intendere la mindfulness sia come pratica che come modo di vivere, si può trovare nella vita quotidiana attraverso piccoli momenti di consapevolezza, come fare attenzione al respiro mentre si cammina, mangiare in modo consapevole o semplicemente prendersi una pausa per osservare i propri pensieri e sensazioni. 

 

Un’altra definizione di mindfulness può essere: “La consapevolezza che emerge prestando attenzione intenzionalmente, nel momento presente e senza giudicare, allo svolgersi dell’esperienza momento per momento

Kabat-Zinn, J. (2003)

 

La mindfulness come pratica

 

La mindfulness intesa come pratica si basa sulla consapevolezza nel vivere il momento presente in modo intenzionale e non giudicante. Questo approccio consente di sviluppare una maggiore consapevolezza dei propri pensieri, emozioni e sensazioni corporee. Numerose evidenze scientifiche hanno dimostrato, attraverso diversi protocolli e tecniche di mindfulness, miglioramenti e benefici misurabili come la riduzione dello stress (MBSR di Jon Kabat-Zinn), un maggior benessere emotivo, una più efficace gestione del dolore cronico e una migliore efficacia delle funzioni cognitive in particolare la concentrazione. Esistono anche terapie vere e proprie come la MBT-I (Mindfulness-Based Therapy for Insomnia) ovvero una terapia cognitivo comportamentale di mindfulness per l’insonnia. 

 

La pratica della mindfulness si svolge attraverso sessioni guidate o autogestite che possono variare in durata e intensità. Durante queste sessioni, si imparano esercizi di respirazione, meditazione, osservazione dei pensieri e delle emozioni che possono includere per esempio il “Body Scan” ovvero la scansione corporea o l’immaginazione.

 

Queste pratiche sono importanti perché sono basate su solide evidenze scientifiche, forniscono precise indicazioni su come svolgere gli esercizi e offrono risultati concreti e misurabili. Un elemento importante da tenere a mente, come sottolinea Jon Kabat-Zinn, è che la pratica della mindfulness è uno strumento che introduce, accompagna e supporta lo sviluppo di questo modo di vivere, agire e pensare. Kabat-Zinn utilizza delle metafore per spiegare questo concetto, ovvero paragona le pratiche ad un menù di un ristorante non al pasto, ad una mappa piuttosto che al territorio, è nel vivere l’esperienza nel presente, momento per momento che possiamo abbracciare la mindfulness. 

 

Kabat-Zinn riporta un’altra utile definizione di mindfulness presa da Borkovec (2022) che, nel contesto di mindfulness e disturbo generalizzato d’ansia, dice:

 

mi permette di lasciare andare il futuro illusorio e il passato e di concentrarmi nel non-illusorio (e reale) presente”.

 

Borkovec aggiunge inoltre un’ulteriore preziosa descrizione: 

 

Se la mia attenzione al risultato e agli aspetti estrinseci (ricompense esterne come riconoscimento o denaro e risultati del compito) di un’attività conducono ad ansia e/o depressione, allora la qualità oggettiva del mio lavoro, che sia lavare i piatti o scrivere un articolo scientifico, sarà ridotta (dall’influenza delle emozioni negative sulla performance). Quindi concentrarsi sul risultato e sui fattori estrinseci può portare più facilmente al fallimento. Mentre se spostiamo l’attenzione sul processo e sulle sue qualità intrinseche questo riduce le probabilità di sviluppare ansia e/o depressione, aumenta il piacere del processo e di conseguenza aumenta anche le probabilità di raggiungere i risultati estrinseci. Devo lasciare andare il desiderio di uno specifico risultato per ottenerlo. Che strano e paradossale modo di vivere”.

 

Questo pensiero (2002) è molto attuale, in una società frenetica, costantemente online e caratterizzata da un consumo eccessivo di beni materiali e digitali, forse rivalutare il momento presente, creare uno spazio di riflessione e stare con il proprio corpo e mente, potrebbero essere degli approcci efficaci per prendersi cura del nostro equilibrio interno ed esterno.

 

Mindfulness e realtà psicologica

 

È importante sottolineare come il pensiero di Borkovec sia idealmente perfetto ma, nella vita quotidiana, non basta lasciar andare qualcosa per ritornare automaticamente ad un equilibrio o risolvere determinate problematiche. Spesso chi si rivolge ad uno psicologo riporta abitudini e pensieri disfunzionali, complesse variabili esterne (relazioni, ambiente, lavoro) e fisiologiche che influiscono negativamente sulla salute psicofisica, tutto ciò può anche essere accompagnato da una scarsa consapevolezza dei propri stati interni (non sapere perché esiste un determinato problema o cosa l’abbia causato). 

 

Attraverso la consulenza e il supporto psicologico si possono utilizzare e integrare pratiche di mindfulness che, contestualmente alla situazione della persona, possono promuovere un miglior benessere emotivo e mentale. È altrettanto importante sottolineare come la pratica di mindfulness non sia adatta a tutti e che prima di iniziare un percorso è meglio consultarsi con un professionista per verificare la compatibilità.

 

Fonti consultate:

Kabat-Zinn, J. (2003). Mindfulness-based interventions in context: Past, present, and future. Clinical Psychology, 10(2), 144–156. https://doi.org/10.1093/clipsy.bpg016

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